Un intervento chirurgico alla gamba dritta? Certo, il governo si è mosso con la grazia di un elefante in cristalleria, mettendo a rischio imprese e bilanci di imprese e famiglie. Ma così facendo ha evitato un autogol decisivo in un momento chiave della partita.
Così si può raccontare anche il gran casino del superbonus che ha costretto il ministro Giorgetti a un intervento brutale, senza troppi complimenti, per evitare guai peggiori. L’arbitro, cioè la commissione europea, aveva infatti già il fischietto in bocca, pronto a fischiare un rigore e una serie di espulsioni per la squadra del Bel Paese, rea di aver violato i vincoli di bilancio grazie alla noncurante concessione dei crediti d’imposta. Da qui la ricerca di una soluzione rapida piuttosto che elegante. Ma che, almeno, ha il vantaggio della chiarezza: la misura del superbonus, così come concepita (senza costi per gli appaltatori), crea un debito per lo Stato. Quindi è “insostenibile” perché il governo non ha alcuna intenzione di procedere a uno spostamento di bilancio, soprattutto alla vigilia della ridefinizione del Patto di stabilità. Insomma, di fronte a questa esigenza, ogni altra considerazione passa in secondo piano.
Ma la questione non poteva essere affrontata in altro modo, senza trattare come ostaggi i cittadini che volevano approfittare di una legge statale? Che credibilità avranno le misure per la “casa verde”, ovvero gli incentivi che dovranno accompagnare gli interventi previsti dalla direttiva comunitaria per adeguare il parco edilizio italiano alle esigenze di risparmio energetico entro il 2033? Ancora una volta, insomma, un governo ha dovuto ricorrere all’intervento di Bruxelles per giustificare la sua decisione. Ancora una volta, inoltre, il ragionamento è stato solo in termini di compatibilità finanziaria, senza tener conto di tutto il resto, confermando il sospetto che l’Unione Europea, lungi dall’essere l’espressione della volontà popolare, sia solo una sorta di super amministratore del condominio , bravo a riscuotere le rate delle spese comuni.
Il risultato? Che si parli di auto “verde” o di casa “verde”, i due obiettivi più impegnativi della Comunità nei prossimi anni, l’Italia è destinata a fare la vittima o il contribuente inadempiente, invece di rivendicare il proprio ruolo. Con il risultato di chiedere deroghe all’ultimo momento o di inventare soluzioni pasticciate quasi sempre nell’assoluta assenza di un dibattito che coinvolga gli elettori. Eppure una campagna elettorale condotta sul tema della rinascita delle città, partendo dai costi ma anche dai benefici (economici e non solo) sarebbe probabilmente un buon antidoto al calo di partecipazione al voto.
Va però dato atto al governo di aver trovato una complicata quadratura del cerchio, limitando i “danni collaterali”, sia in termini di occupazione che di crescita del Pil grazie al meccanismo di compensazione delle imposte dovute dai contribuenti che saranno pagate dagli intermediari bancari. Certo, le banche dovranno gestire il problema degli incagli indicati in circa 19,9 miliardi di euro. Ma, anche ipotizzando che una parte di quella somma si traduca in una perdita (che resta da provare), le banche stanno tornando da un periodo d’oro, grazie ai tassi di interesse più alti che, per ora, non sono stati pagati ai correntisti.
La speranza allora è che le buone prospettive della stagione turistica consentano di limitare i danni, per quanto elevati. La Banca d’Italia, mettendo le cose a posto, ha calcolato che gli investimenti residenziali realizzati con questo incentivo alla fine dello scorso gennaio ammontano complessivamente a circa 46 miliardi, meno dei 100 evocati da Giorgetti calcolando tutti i benefici, non solo quelli del superbonus. Ma ha anche detto che gli investimenti in abitazioni sono cresciuti del 40% con effetti “significativi” per l’intero settore delle costruzioni.