Semplificazione normativa e presidenzialismo come leve per la crescita del Paese, ma soprattutto riforme istituzionali. Questi i temi su cui è intervenuta Maria Elisabetta Alberti CasellatiMinistro per le Riforme Istituzionali e la Semplificazione Normativa, interlocutore Emilia Patta de Il Sole 24 Ore. L’inefficienza dei servizi in Italia costa circa l’11% del Pil annuo, il doppio dell’evasione fiscale. Un costo che grava largamente sulle imprese sulla competitività del Paese.
“Siamo nati nella burocrazia. – ha detto Casellati – Da quando siamo venuti al mondo ci sono stati richiesti cinque diversi adempimenti. Non stiamo parlando di chi vuole avviare un’impresa. Per aprire un bar sono necessarie 72 formalità in 26 uffici diversi. Il nostro lavoro è tagliare, facilitare la vita ai cittadini e attrarre investimenti anche dall’estero. Siamo trasversali a tutti i ministeri, lavoriamo con tutti”.
La stabilità passa attraverso l’elezione diretta del primo ministro
Sul versante delle riforme istituzionali, invece, secondo il ministro, occorre conciliare esigenze diverse, in particolare garantendo stabilità all’azione di governo e restituendo alla sovranità popolare il ruolo che le spetta. “Nell’Italia repubblicana abbiamo avuto 68 governi con una vita media di 14 mesi. È evidente che la stabilità diventa un valore imprescindibile, perché dà certezze a chi vuole progettare e investire a lungo termine, senza temere che le regole del gioco possano cambiare strada facendo. Tuttavia, questo disegno prevede anche l’elezione diretta del Presidente della Repubblica o del Consiglio, perché è necessario restituire centralità alla sovranità dei cittadini e anche combattere così la disaffezione per la politica, che porta anche all’astensione “.
Abolire più di 20.000 decreti reali
Tra le novità in arrivo con le riforme istituzionali c’è anche l’abolizione di una serie di decreti reali, che finora non sono mai stati toccati. “Sono in Italia circa 33.000 decreti reali in vigore dal 1860 al 1946 – ha ricordato Casellati – che incidono sulla vita del Paese. Ne abrogheremo circa 20.000 prima dell’estate. Potrebbe sembrare un lavoro facile, ma non lo è. Si potrebbe pensare che, non avendo effetto, non sia necessario abolirli. Non è così, perché generano conflitti interpretativie può modificare le decisioni delle pubbliche amministrazioni”.
Le riforme, secondo il ministro, non devono essere sacrificate a scapito di altre priorità. “Se non si darà stabilità al sistema, non sarà possibile affrontare anche le altre grandi questioni, perché peserà sempre il timore di un cambio di governo e di conseguenza anche delle regole del gioco in vigore”.
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L’autonomia differenziata al centro del dibattito
Il Governo predilige l’elezione diretta del Presidente del Consiglio, lasciando al Presidente della Repubblica il ruolo di garante dell’unità nazionale. La strada maestra è, secondo Casellati, l’articolo 138 della Costituzione. “Siamo aperti al contributo delle opposizioni, ma se da loro arriverà solo un no se ne assumeranno la responsabilità”.
Sul regionalismo, Casellati ha sottolineato che si sta attuando una legge costituzionale voluta dalla sinistra. “Autonomia differenziata significa migliore allocazione delle risorse. La legge tiene conto di un quadro di unità nazionale, per evitare il pericolo che le differenziazioni regionali si traducano in disparità. L’articolo 1 menziona anche il principio di sussidiarietà. L’ultimo articolo riguarda la cassa conguaglio. E ancora: i livelli minimi di prestazione sono stabiliti a priori, dopodiché spetterà alle regioni firmare o meno la Lep”.
“Sono ottimista sul fatto che entrambe le riforme andranno a buon fine. – ha concluso il ministro – non mi interessa che una cosa sia difficile, mi interessa che ne valga la pena. E ne vale la pena”.