Quella di Valve Campus è una piccola-grande storia industriale italiana, di quelle all’estero che stentano a capire perché sia nata rompendo gli schemi.
Sono 44 le aziende manifatturiere super specializzate nella produzione di valvole per l’intera filiera del petrolio e del gas. Alcuni italiani anche nella proprietà, altri no. Concorrenti reciproci agguerriti ma così intelligenti, così lungimiranti, da aver compreso la necessità di collaborare almeno in certi ambiti per il miglior vantaggio comune. Otto anni fa, nel 2014, nella creazione di una fiera specializzata. Oggi ancora in quella fiera – il Fiera delle valvole di Bergamo, nata nel 2015 per dare del filo da torcere all’analoga e storica manifestazione di Dusseldorf, prossima edizione il prossimo anno, 12.000 visitatori attesi – ma anche su altri quadranti, dalla formazione all’internazionalizzazione e anche alla finanza aziendale, hub nevralgico per la crescita. Proprio sulla finanza, oltre 120 rappresentanti “professionali” delle aziende associate si sono incontrati al Chilometro rosso di Bergamo per la prima edizione di “The valve financial forum”, evento di confronto e networking su come rafforzare la struttura finanziaria delle imprese della filiera.
«Il gruppo valvole – ha spiegato Maurizio Iacobuzio Di Elite – è andata meglio dei distretti manifatturieri paragonabile. È strutturalmente meno indebitata e guadagna di più. Sebbene siano spesso imprese familiari, superano le imprese non familiari. A volte soffrono di una governance molto tradizionale, ma si stanno evolvendo rapidamente e quindi sono già e saranno ancora più attraenti per il mercato dei capitali». Anche perché sono molto più trasparenti rispetto al passato: «Scelgono sempre più spesso di certificare il proprio bilancio – ha sottolineato Fortunato Sommontesocio di Rsm, società di revisione e certificazione – e questa scelta genera fiducia nell’azienda che la realizza. Tutti gli stakeholder guardano al bilancio e ai processi di controllo di gestione. Per essere certificati si evolve, si cresce e ci si prepara per offrire agli investitori le certezze che chiedono».
Se le imprese del cluster si interrogano sulle modalità di crescita è perché sono sottoposte alla grande sfida della transizione energetica ma sanno che gestendola – come due partner di Roland BergerLeonardo Bonetti e Nicola Morzenti, che ne hanno parlato al Forum, sapranno cogliere le grandi opportunità offerte dalla nuova filiera delle fonti energetiche a basse emissioni e in particolare da idrogeno e ammoniaca.
I rappresentanti del mondo bancario intervenuti al Forum – da Antonio Angelillo a Intesa Sanpaolo a Daniele Moscato di Bperdi Giacomo Patrignano di UniCredit ad Alessandro Erbanni di Akros – hanno a vario titolo confermato l’interesse con cui i grandi intermediari finanziari guardano al settore.
«Le tematiche di corporate governance sono chiaramente tra quelle che le nostre aziende stanno valutando con attenzione in quanto molti dei nostri associati sono imprese familiari, spesso già alla seconda generazione – commenta Fabio Brevi, l’imprenditore che con suo fratello Simone controllare e gestire il Valvole Omb, uno dei più brillanti protagonisti italiani del cluster – In alcuni casi, come nel nostro, la terza generazione è dietro l’angolo e quindi sentiamo il bisogno di confrontarci su questo tema. Allo stesso tempo, il nostro mercato di riferimento ha visto negli ultimi anni una serie di fasi di contrazione e crescita, trainate dai prezzi del petrolio e del gas. La gestione dei flussi finanziari è diventata quindi una questione centrale per il management sia nella gestione corrente che nella gestione straordinaria nelle operazioni di M&A».
Il ragionamento che accomuna molti degli imprenditori che aderiscono a Valve Campus è affascinante per quanto sia avanzato: «Le nostre aziende si sono sviluppate negli anni in simbiosi con un distretto industriale altamente specializzato ma composto prevalentemente da microimprese. La formazione tecnica è sempre stata un punto di forza delle nostre aziende e tradizionalmente è stata sviluppata internamente – riassume Fabio Brevi – Oggi partiamo da una buona base ma per rimanere competitivi dobbiamo essere in grado di elevare ulteriormente il livello tecnologico dei nostri prodotti. La transizione energetica è una grande opportunità per il nostro segmento: a noi italiani è riconosciuta la capacità di innovare, di introdurre rapidamente prodotti e tecnologie innovative. La struttura a conduzione familiare delle nostre aziende ci offre anche un grande vantaggio rispetto alla concorrenza internazionale in quanto siamo in grado di prendere rapidamente decisioni strategiche. Quindi il vero tema della prossima edizione della fiera sarà verificare in quali direzioni si sta muovendo il mercato dell’energia e quali sfide e opportunità dovrà affrontare il nostro settore».