Pace fatta tra Chiara Ferragni e il Codacons. La famosa influencer era inquisita per truffa, proprio sulla base di una denuncia del Codacons, per la imbarazzante storiaccia dei pandoro di solidarietà, e rischiava una sonora condanna. Ma la denuncia per truffa si estingue con il risarcimento del danno lamentato dai querelanti, e l’offerta in denaro della Ferragni al Codacons perché appunto ritirando la querela facesse estinguere la causa è stata accettata: ma non per quattro soldi, per oltre 200 mila euro, che si aggiungono al milione di euro che un anno fa l’influencer, dopo lo scandalo, ha annunciato di donare all’ospedale pediatrico Regina Margherita di Torino. Il comunicato congiunto diffuso dal Codacons, dalla Ferragni e dall’Associazione Utenti Servizi Radiotelevisivi che avevano acquistato il pandoro Pink Christmas spiega che l’influencer innanzitutto coprirà le spese legali, e poi un importo destinato al risarcimento dei consumatori rappresentati dal Codacons che si erano rivolti alle stesse associazioni” e ch adesso “saranno contattati per poter “mettere a loro disposizione il risarcimento». Ma in più “parte integrante dell’accordo è la donazione che verrà effettuata, da Chiara Ferragni, di una somma di euro 200.000 a favore di un ente scelto d’intesa da Chiara Ferragni ed il Codacons, con preferenza accordata ad iniziative che supportino le donne vittime di violenza”.
Contro questa prospettiva di “pace” si era pronunciata ieri l’opinionista e influencer – e giudice di “Ballando sotto le stelle” Selvaggia Lucarelli, biasimando l’ipotesi di un accordo che estinguesse la causa per truffa… Ma sabato mattina Rienzi, prima che fosse resa nota l’intesa e nell’eventualità che sopraggiungesse, aveva detto ai microfoni di “Conti in tasca” – la trasmissione radio di Economy Group sulle frequenze di Giornaleradio – aveva sottolineato l’importanza di un eventuale accordo: “I soldi del risarcimento – aveva detto – a chi andrebbero? Ai truffati? Vanno a risarcire l’ospedale? Vanno, andranno sicuramente ai truffati, di cui c’è un elenco di quelli che si sono riusciti a palesare, che si sono fatti avanti, che hanno deciso di comprare il Pandoro per fare beneficenza. Per il resto dovrebbero andare alla comunità, alla collettività di chi ha bisogno, chi è fragile, chi ha problemi di sopravvivenza. L’operazione del Pandoro Balocco non era stata fatta a vantaggio di un ospedale, che potrebbe essere il primo beneficiario di un eventuale risarcimento? l’ospedale in realtà ha già avuto il milione di euro dalla Ferragni, adesso c’è qualcosa in più, perché ci sono tutti i pandoristi, quelli che hanno comprato il Pandoro, che hanno diritto come collettività di consumatori, anche per un fatto simbolico ad avere un risarcimento. In Italia non succede quasi mai questo, devo dire che noi siamo riusciti”.
Ed effettivamente il Codacons è reduce da una serie più unica che rara di successi giudiziari, l’uktimo costituito da una sentenza del Tribunale di Torino per cui 167 mila airbag Takata, montati dalla Citroen, devono essere cambiati. Un gesto concreto, e molto caro per il gruppo Stellantis.
Per non parlare delle tante altre iniziative vincenti dell’Associazione, compresa quella recentissima contro le canzoni di Tony Effe, il rapper che era stato invitato a Sanremo pur avendo in repertorio testi di grande violenza verbale sessista.
“In presenza di un fenomeno così terribile, gravissimo, che ci fa paura sicuramente – spiega Rienzi – abbiamo ottenuto che il Comune di Sanremo spostasse da un luogo aperto a uno chiuso il concerto del rapper, ma è un’ipocrisia assurda, e noi stamattina abbiamo presentato un ricorso al Tar del Lazio per ordinare agli organizzatori del concerto di questo signore di eliminare un certo numero di canzoni che abbiamo elencato una per una. Vediamo cosa ci dirà il Tar, purtroppo non è facile che il Tar il 28 di dicembre ci dia ragione, però noi ci proviamo comunque, poi se esce una decisione favoribile ne sentirete parlare in tutto il mondo”.