Nel ringraziarvi per il vostro impegno, mi permetto di rivolgervi l’invito che, in ben altro contesto, Alcide De Gasperi rivolse nel dopoguerra, quando era necessario ricostruire l’Italia dalle macerie e, al allo stesso tempo, costruire un’autentica democrazia. È ora che tutti, a partire dall’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, “facciano il grande passo”. Queste le parole con cui il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha concluso il suo intervento al Conferenza Nazionale delle Camere di Commercio a Firenze, lo scorso 24 marzo. La stessa presenza di Sergio Mattarella all’evento fiorentino, e soprattutto la sua scelta di parlare dal palco con parole di approvazione dell’operato delle Camere, costituiscono un importante riconoscimento del ruolo svolto da Unioncamere e dal sistema camerale, e alla allo stesso tempo un modo per affidare alle Camere di Commercio un compito di grande responsabilità.
Mettersi sugli steccati, come disse De Gasperi nel 1949, cioè tirare il carro dell’economia, vincendo, come disse lo stesso Capo dello Stato, “la sfida della crescita del Paese”, a partire proprio dall’attuazione del Pnrr: un compito di tutti i cittadini, e degli imprenditori in particolare. Mattarella non ha evitato riferimenti alla difficile situazione internazionale, che rende più complicato il calvario: «Oggi, in particolare, con le conseguenze dell’aggressione della Federazione Russa contro l’Ucraina, si stanno però determinando pesanti conseguenze anche in campo economico, con l’inflazione fenomeni che possono mettere in discussione la ripresa» si è articolato il Capo dello Stato. «È una sfida che riguarda tutto il nostro sistema. Dobbiamo sapere avvicinare le aziendeanche quelli di dimensioni minori, alla digitalizzazione, all’internazionalizzazione – come state facendo voi, come ha detto poco fa il presidente Prete -, avvicinandoli all’accesso a fonti di finanziamento eque e affidabili, valorizzando i nostri risparmi”.
Non è stato l’unico passaggio in cui Mattarella ha ripreso le parole di presidente di Unioncamere Andrea Prete, che lo ha preceduto. “E’ tempo che nelle Camere di commercio si faccia un più deciso investimento politico e istituzionale” ha detto Prete, “va rafforzato il loro ruolo di autonomi organismi di sostegno e promozione di chi fa impresa”. Il presidente di Unioncamere ha ricordato che in poco più di 10 anni in Italia sono scomparse circa 130mila imprese guidate da under 35, il 20% del totale, soprattutto nel centro-sud. Così oggi le imprese giovanili sono appena l’8,7% del nostro tessuto imprenditoriale. “Non c’è futuro senza un ambiente favorevole nuove generazioni» osservò Prete. «Bisogna facilitare ai giovani imprenditori la trasformazione delle idee in realtà produttive: garantire la libertà di iniziativa economica è un valore costituzionalmente tutelato. Su questi punti il sistema camerale può e intende fare molto, per aiutare i giovani a mettersi in proprio, accompagnandoli già durante il percorso scolastico e aiutandoli poi a concretizzare i loro progetti”.
Quello dei giovani e del lavoro è il primo dei quattro temi prioritari indicati dal presidente di Unioncamere, che ha ricordato come il disallineamento tra formazione e mondo del lavoro generi un notevole mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Il sistema informativo Excelsior realizzato da Unioncamere con Anpal indica che la difficoltà di reperire figure professionali è passata dal 26% del 2019 al 40% del 2022. Un costo in termini di valore aggiunto di oltre 30 miliardi l’anno per le imprese. Mancano soprattutto i profili Stem, quelli più richiesti sul mercato: un dato che penalizza soprattutto le donne, meno propense a scegliere questi indirizzi.
Secondo punto, l’inclusione: per Prete è necessario stimolare e incoraggiare il iniziative imprenditoriali guidate da donne, e le nuove tecnologie abilitanti sono alleate preziose per questa sfida. Le Camere di Commercio supportano le imprese attraverso la rete di Punti impresa digitale, accompagnando oltre 500.000 aziende nel cammino della quarta rivoluzione industriale. Se i PID riuscissero a sostenere altre 250.000 imprese nei prossimi tre anni, l’impatto sul Pil sarebbe dello 0,9%.
Terzo punto, l’apertura internazionale. Per prete esportazioni e turismo sono motori fondamentali dell’economia italiana, ma le piccole imprese hanno maggiori difficoltà, e sono sempre meno presenti all’estero. Le Camere di Commercio, insieme alla rete delle Camere Italiane all’Estero – promotrici dell’Italismo nel mondo – possono fare la differenza, perché sono in grado di accompagnare le piccole imprese nel processo di internazionalizzazione. Occorre, quindi, togliere un provvedimento di qualche anno fa che riduceva la possibilità delle Camere di operare su questo fronte, per portare sui mercati internazionali circa 45.000 imprese potenziali esportatrici, con una crescita stimata di circa 40 miliardi nelle esportazioni.
Quarto tema prioritario, sostenibilità. Le Camere di Commercio si impegneranno a diffondere le comunità delle energie rinnovabili e, con una rete di energy manager, a guidare le PMI verso l’uso più efficiente delle risorse, con l’obiettivo di raggiungere 200.000 imprese nei prossimi anni. Ciò avrebbe un impatto sul PIL dello 0,3%. Troppo spesso, però, per il presidente di Unioncamere la sostenibilità è vissuta come un costo dalle aziende, disorientate da una normativa farraginosa. Se fosse possibile ridurre di un terzo il tempo che le PMI dedicano agli adempimenti burocratici, l’impatto sul Pil in tre anni sarebbe dello 0,4%.
“I prossimi anni saranno cruciali per tutti noi”, ha concluso Prete. «Le notevoli risorse messe a disposizione dal Pnrr, programmi e fondi europei e mercato rendono alla nostra portata l’obiettivo di uscire dalla bassa crescita degli ultimi decenni. Occorre quindi coinvolgere il più possibile le micro, piccole e medie imprese del Paese; facilitare il flusso di risorse finanziarie verso validi progetti di investimento; rafforzare il livello di competenze manageriali necessarie in un contesto così complesso; sostenere le aggregazioni, il rafforzamento e la crescita delle piccole e medie imprese in un più avanzato equilibrio tra sostenibilità e competitività. Si tratta di un autentico progetto Paese per il quale le Camere di Commercio si candidano per svolgere un ruolo chiave e fare da perno, grazie alla vicinanza territoriale, alle esperienze maturate, al patrimonio di dati e conoscenze a loro disposizione”.