Lo scorso 4 giugno il Decreto Lavorola prima misura organica di intervento su lavoro e previdenza del governo Meloni. La legge, che contiene ben 45 disposizioni, è in sostanza il manifesto dell’idea di riforma dell’attuale governo. Si tratta di una prima tappa di un processo di riforma che rimanda direttamente all’iter parlamentare di conversione in legge di questo Decreto e quindi soggetto a modifiche. In questo senso ilAIDP (Associazione Essoaliana per il Dipartimento Risorse Umane) ha avviato un sondaggio (con 400 intervistati) – gestito dal Centro Studi guidato dal prof. Umberto Frigelli – raccogliere, tra i professionisti delle risorse umane aderenti, il parere dei direttori del personale sul Decreto e intervenire costruttivamente con il proprio punto di vista nel processo di riforma in corso.
Il sondaggio. Il 50% degli intervistati ritiene poco chiara e applicabile la norma per la proroga dei contratti a tempo determinato che prevede tre nuove motivazioni a cui fare riferimento in caso di rinnovo oltre i primi 12 mesi. il 30%, invece, esprime parere positivo e IL Il 20% non esprime un’opinione. Il riferimento alla contrattazione collettiva per il “normalizzazioneIl futuro dei contratti a tempo determinato, non è realistico nei modi e nei tempi previsti dal Decreto Lavoro per il 72% dei professionisti delle risorse umane. Inoltre, nel caso in cui la contrattazione nazionale non intervenisse sui contratti a tempo determinato e si tornasse di fatto alle vecchie regole, per il 77% sarebbe forte il rischio di un aumento delle vertenze legali tra imprese e lavoratori.
Dopo aver poi ampliato il possibilità di estensione di contratti a tempo determinato con queste modalità, per il 47% degli intervistati non faciliterà la gestione del personale in azienda, mentre il 44% è convinto del contrario. I direttori del personale sono quasi equamente divisi su questo punto. Per il 42% le semplificazioni introdotte per alleggerire la burocrazia non hanno migliorato la situazione attuale. Il 38%, al contrario, esprime un giudizio positivo e il 20% non si esprime.
Il 66% si esprime a favore della legge che innalza a 3.000 euro la soglia di esenzione per i fringe benefit, mentre il 27% ha espresso parere contrario. Ma il 54% ritiene che la normativa in questione sia ancora complicata dal punto di vista della gestione amministrativa. Inoltre, il 77% non ritiene corretta la norma sui fringe benefit dove prevede la soglia di 3.000 euro valida solo per i dipendenti con figli e non per chi non ha figli. Il 58% ritiene che gli incentivi all’assunzione per beneficiari di assegno di inclusione e NEET non porteranno a nuove assunzioni tra queste categorie. Il 12%, al contrario, esprime un giudizio positivo.
Il 67% esprime parere positivo sull’incremento del Fondo Nuove Competenze promuovere l’aggiornamento professionale e la transizione digitale ed ecologica. Il 78% è favorevole al taglio del cuneo fiscale e contributivo per 6 mesi e con un intervento aggiuntivo di 4 punti per i lavoratori con retribuzione lorda fino a 35.000 euro annui. Infine, l’83% chiede che questo intervento sul cuneo fiscale diventi strutturale.
“Il Decreto Lavoro del Governo in carica, seppur mosso da intenti condivisi, evidenzia ad oggi una serie di criticità soprattutto sui contratti a tempo determinato che la nostra indagine ha chiaramente evidenziato. Chiediamo che il processo di trasformazione in corso tenga conto delle esigenze di semplificazione applicativa del contratto a tempo determinato e delle criticità da noi evidenziate, come sempre sollecitato dalla nostra Associazione, anche dai precedenti Governi – spiega Matilde Marandola, pResidente nazionale AIDP.