Il Consiglio dei Ministri ha votato il Def. Le stime parlano di una crescita dell’1% del Pil italiano che potrebbe generare un “tesoro” nei conti pubblici di quasi 8 miliardi di euro. L’obiettivo principale è quello di ridurre il debito a 4,5%
Nel 2022 il rapporto debito/PIL è stato del 144,4%, 1,3 punti percentuali in meno rispetto alle previsioni del Dpb dello scorso novembre. Un calo che, in linea con gli obiettivi indicati nello scenario programmatico, continuerà a scendere progressivamente al 142,1% nel 2023, al 141,4% nel 2024, fino a raggiungere il 140,4% nel 2026. economia e finanza approvato dal Cdm. “Non si possono però ignorare gli effetti di riduzione del rapporto debito/Pil che si sarebbero potuti registrare se il superbonus non avesse avuto gli impatti sui saldi di finanza pubblica che si sono registrati finora”, aggiunge.
Il Def mira a ridurre gradualmente, ma in modo significativo e sostenuto nel tempo, il deficit e il debito della pubblica amministrazione in rapporto al PIL. Coerentemente con questo obiettivo, il governo conferma i target di indebitamento netto fissati nel documento dello scorso novembre: 4,5% nel 2023, 3,7 nel 2024, 3 nel 2025, fino al 2,5 nel 2026.
Unimpresa: “Le casse pubbliche sono sane”
La stima di un tesoretto di 8 miliardi arriva dai calcoli di Unimpresa, che sottolineano come lo scorso anno il Pil dell’Italia si attestasse a 1.909,1 miliardi, mentre nel 2022 potrebbe arrivare a 1.928,2 con un incremento di 20 miliardi. “Se il PIL italiano continua a viaggiare a un ritmo significativo, il governo avrà a sua disposizione entrate aggiuntive significative. Risorse in qualche modo impreviste che a nostro avviso dovrebbero essere immediatamente dirottate verso la riduzione del cuneo fiscale sia per le imprese che per le famiglie”, commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara. “Richiesta – aggiunge – che oggi confermiamo alla luce di indicazioni macroeconomiche più che incoraggianti, per anticipare la traiettoria delineata dal governo con la delega per la riforma del sistema tributario del nostro Paese. In quel provvedimento, in cui si mettevano nero su bianco i principi che si seguiranno per ridisegnare il fisco, si annunciava con la massima chiarezza un obiettivo essenziale, ossia la riduzione del carico fiscale a carico dei contribuenti. Questo percorso, non semplice, va anticipato il più possibile”.
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Se non modifichi il tuo potere d’acquisto, non andrai lontano
La crescita del PIL potrebbe non essere sufficiente. Lo dice, invece, la Confesercenti che pone l’accento sul problema del potere d’acquisto. “Un tasso di crescita dell’1% come quello previsto dal Def è certamente alla portata della nostra economia, che ha mostrato grande solidità durante la crisi del Covid, così come lo scorso anno in presenza del formidabile rialzo dei prezzi dell’energia. Ma l’erosione del potere d’acquisto delle famiglie e i ritardi sul Pnrr rischiano di compromettere l’andamento economico del 2023”. COME Confesercenti in una nota commenta il Def approvato oggi dal Cdm. “La spinta del turismo, che nonostante il permanere di alcune criticità mai risolte, a partire dall’annosa questione della destagionalizzazione, sta recuperando i livelli pre-pandemia, potrebbe contribuire in maniera determinante al raggiungimento del risultato di crescita atteso dal governo . Non si può però non sottolineare l’ostacolo rappresentato dalla perdita di potere d’acquisto delle famiglie, che si protrarrà per tutto l’anno e che, secondo le nostre valutazioni, porterà ad un calo del volume delle vendite al dettaglio pari al -2,5%”, continua la nota.
L’articolo Def, il governo punta a ridurre l’indebitamento netto al 4,5% nel 2023 Da Rivista di economia.