L’inizio dell’anno secondo i dati forniti dalla Banca d’Italia è di segno positivo per l’Italia, con una lieve crescita del PIL. L’attività economica è leggermente aumentata, grazie al traino del manifatturiero che beneficia del calo dei costi energetici e della formazione di strozzature lungo le filiere. Certo è presto per cantare vittoria, ma i segnali sono sicuramente positivi. La spada di Damocle dell’inflazione rimane alta e la spesa delle famiglie rimane debole. “Nei primi mesi dell’anno – spiega una nota di Banca d’Italia – la dinamica delle esportazioni italiane è rimasta positiva, il saldo delle partite correnti è tornato in attivo e l’occupazione ha continuato a crescere”.
Il calo dell’inflazione è trainato dalla componente energetica, mentre quella sottostante rimane elevata
In media l’inflazione è diminuita nel primo trimestre (all’8,2 per cento in marzo), ma è aumentata la componente core, che risente ancora della trasmissione sui prezzi finali dei maggiori costi legati alla scosse energetiche. La dinamica salariale resta moderata; i margini di profitto delle imprese sono leggermente aumentati.
LEGGI ANCHE: La filiera delle costruzioni determina il 30% dell’incremento del PIL
I mercati internazionali penalizzano le banche: crollo dei prestiti bancari
Il rialzo dei tassi ufficiali continua a trasferirsi sul costo del credito. I prestiti bancari si sono contratti tra novembre e febbraio, soprattutto quelli alle imprese, a causa della debolezza della domanda e di criteri di offerta più stringenti. Da metà gennaio le condizioni sui mercati finanziari sono peggiorate anche in Italia. A marzo le difficoltà di alcuni intermediari nel stati Uniti e dentro svizzero ha portato a pressioni al ribasso sui corsi azionari, soprattutto nel settore finanziario. Le banche dell’area euro, comprese quelle italiane, sono in condizioni decisamente migliori rispetto a quanto osservato nei passati episodi di crisi, grazie all’elevata patrimonializzazione, all’abbondante liquidità e al forte recupero di redditività.
LEGGI ANCHE: Che fine ha fatto l’inflazione nel Vecchio Continente?