Guido Guidesi, presidente Ara e assessore allo Sviluppo economico della Regione Lombardia

Il 2025 potrebbe rappresentare una svolta drammatica per il settore automotive europeo (ovvero i grandi produttori di auto e tutta la filiera connessa). Secondo Guido Guidesi, assessore allo Sviluppo economico della Regione Lombardia e presidente dell’Ara (Automotive regions alliance), le politiche europee rischiano di portare alla scomparsa della filiera industriale legata all’automobile. In un’intervista pubblicata da Il Sole 24 Ore, Guidesi sottolinea come la transizione verso il Green deal abbia generato effetti collaterali gravi, colpendo non solo il settore automobilistico ma anche quelli dell’acciaio e della chimica.

“Non si discute più se puntare o meno sull’elettrico, ma se l’industria europea stessa abbia ancora un futuro,” afferma Guidesi, che da quattro anni rappresenta gli interessi lombardi tra Milano e Bruxelles. La sua preoccupazione principale è che, senza interventi correttivi, le politiche attuali porteranno a un’invasione di auto cinesi sul mercato europeo, più economiche e in grado di soddisfare una domanda sempre più orientata al risparmio.

Il nodo delle multe del 2025

Una delle questioni centrali è rappresentata dalle multe da 15 miliardi di euro che i costruttori europei rischiano di affrontare nel 2025, a causa del mancato rispetto degli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2. Per Guidesi, è necessario adottare un approccio basato sulla neutralità tecnologica e sulla pluralità di carburanti, eliminando sanzioni punitive in favore di incentivi concreti.

L’Automotive Regions Alliance, che rappresenta 36 regioni dell’Unione Europea tra cui la Baviera, spingerà affinché la nuova Commissione Europea riveda il sistema di regolamentazione, indirizzando i finanziamenti verso un ventaglio più ampio di soluzioni tecnologiche. “Se non si agisce subito, l’industria europea dell’auto scomparirà, lasciando spazio ai produttori asiatici,” avverte Guidesi.

Un problema che va oltre l’automotive

Le preoccupazioni espresse da Ara non si limitano al settore automobilistico. La competizione con la Cina si estende anche alla siderurgia e alla chimica, dove i costi energetici e le normative UE, come l’ETS (Emission Trading System) e il CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism), rappresentano ulteriori ostacoli per la competitività europea.

Per la chimica, Guidesi propone investimenti mirati in ricerca e sviluppo, mentre per l’acciaio suggerisce il blocco delle esportazioni di rottame e una maggiore protezione delle capacità produttive. “La competitività non può essere sostenuta solo da regolamentazioni rigide: servono investimenti e un principio di premialità per chi contribuisce agli obiettivi ambientali,” sottolinea.

L’autonomia energetica e la sfida del Qatar

Un ulteriore nodo critico è rappresentato dalla minaccia del Qatar di bloccare le esportazioni di gas naturale liquefatto (GNL) verso l’Europa, in risposta alla direttiva sulla “due diligence” che impone obblighi di rendicontazione ambientale e sociale alle imprese. Secondo Guidesi, l’autonomia energetica dell’Europa, anche attraverso il nucleare, deve diventare una priorità. “La sostenibilità ambientale non può essere raggiunta sacrificando quella economica e sociale,” conclude Guidesi.

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