“Una maggiore certezza ed equilibrio nel rapporto giuridico tra cittadino e fisco – soprattutto semplificando molti adempimenti burocratici – ci porterà sicuramente ad avere un sistema fiscale e tributario più pragmatico, trasparente e snello”: non ha dubbi in merito il soggetto Giulio Centemero, capogruppo della Lega nella Commissione Finanze della Camera, ragioniere lui stesso ma soprattutto economista apprezzato ovunque, e fin da prima dell’inizio della sua attività politica. Anzi, è in queste vesti – applicate in particolare ai temi dei mercati finanziari e della fiscalità – che il leader del suo partito, Matteo Salvini, lo ha sempre tenuto in grande stima, nominandolo tesoriere del partito. Sempre in tale veste è stato condannato in primo grado per un presunto prestito illecito di 40mila euro, contro il quale è stato presentato ricorso e che tutti coloro che – come chi scrive – lo conoscono bene, sono sicuri che verrà cancellato da il secondo grado di giudizio.
Signora, ci spieghi: partiamo da una considerazione generale: ridurre il carico fiscale sul contribuente italiano è giusto e meritevole, ma si scontra con l’esigenza attualmente incomprimibile di finanziare il disavanzo pubblico che, nonostante l’avanzo primario, si alza inesorabilmente da l’onere del servizio del debito. In vista di un rigoroso ritorno al patto di stabilità, non crede che una riforma fiscale che non vada di pari passo con una drastica riduzione della spesa pubblica sia piuttosto un rimescolamento della posta in gioco sulle diverse categorie tributarie ma non possa segnare una vera svolta?
Direi di distinguere i due temi. La riduzione del carico fiscale, come lei giustamente sottolinea, non solo è giusta ma, aggiungerei, opportuna e indispensabile. Innanzitutto perché l’alto livello di tassazione ha solo acuito le difficoltà e la complessità del rapporto tra fisco e contribuente. Sul tema delle politiche di bilancio nazionale, invece, il nostro Paese ha tutto l’interesse a mantenere un’ordinata gestione dei conti pubblici. Tuttavia, ritengo che sia altrettanto necessario lavorare per rafforzare il dialogo tra gli Stati membri, individuando un quadro caratterizzato da regole trasparenti e credibili, che possano essere applicate in modo realistico e lasciare agli Stati membri margini di bilancio che, se correttamente utilizzati, , può anche migliorare la sostenibilità delle finanze pubbliche.
L’impressione che si ricava dall’osservazione dei dati sui contenziosi e sugli accertamenti è che il sistema tributario tenda a verificare l’ottemperanza di chi denuncia piuttosto che a ricercare gli evasori totali, che sono numerosissimi e naturalmente alimentano il sommerso. Non sarebbe indispensabile stringere le viti anche in tema di controllo del territorio?
I dati sono molto incoraggianti. Le entrate spontanee, nel 2022, sono cresciute a vista d’occhio. Le imposte amministrate dall’Agenzia delle Entrate pagate dai contribuenti ammontano a quasi 510 miliardi, quasi un +11 per cento rispetto al 2021. In crescita, inoltre, gli introiti da controllo. Dei 20,2 miliardi totali denunciati alle casse dello Stato lo scorso anno, 19 miliardi derivano da attività di accertamento ordinarie. Buona parte dei proventi, poi, deriva da provvedimenti straordinari come la “pace fiscale” e la “rottamazione”.
Voi della Lega sarete contenti!
Sicuramente questo dato è la conferma – tesi sempre sostenuta dalla Lega – che oltre alle normali verifiche, è necessario instaurare un rapporto di leale collaborazione. Penso, ad esempio, a incentivare meccanismi premianti per i soggetti Isa più virtuosi, oppure a escludere dalle sanzioni nei casi di mancato pagamento per errore o grave mancanza di liquidità. Serve un cambio di paradigma culturale, per abbandonare i pregiudizi del contribuente considerato evasore fino a prova contraria.
Entriamo nel merito di alcuni dei provvedimenti più discussi. Innanzitutto la nuova organizzazione delle tariffe. Cosa ne pensi?
La semplificazione della gestione e del calcolo dell’Irpef è uno degli obiettivi fondamentali della riforma. Siamo d’accordo a ridurre il salto di aliquota Irpef sui redditi medi e allo stesso tempo evitare che questi salti costituiscano un disincentivo alla crescita. Ma il progetto di revisione riguarda anche Iva e Ires e ha come obiettivo il graduale superamento dell’Irap, solo per fare qualche esempio sul fronte fiscale.
Fa scalpore l’idea di far pagare le interpellanze all’Agenzia delle Entrate, quasi a scoraggiare un metodo che dovrebbe invece segnare la svolta nei rapporti fisco-cittadini. Perché questa scelta? Oggettivamente non sembra molto simpatico a chi paga le tasse e se si rivolge al fisco per chiarimenti si mette volontariamente sotto i riflettori dei controlli!
Non si intende dissuadere il contribuente dal rivolgersi all’Agenzia delle Entrate per ottenere chiarimenti prima di porre in essere un comportamento fiscalmente rilevante. Anzi. L’idea sottesa a tale razionalizzazione della disciplina è proprio quella di attuare l’emanazione di disposizioni interpretative di carattere generale. Riservare, pertanto, l’interrogatorio ai casi che non trovano soluzione negli atti interpretativi già emanati.
La flat tax resterà entro i limiti attuali o potrà davvero essere prorogata?
Nel programma del centrodestra c’era un impegno specifico per estenderlo. E proprio nell’ultima Legge di Bilancio lo abbiamo aumentato per i redditi da lavoro autonomo fino a 100mila euro. Il nostro obiettivo è, quindi, estenderlo gradualmente anche alle famiglie di dipendenti e pensionati, con alcune limitazioni di reddito. Inoltre, la flat tax e la flat tax incrementale incentivano la produzione, e hanno finalità antievasive, con l’obiettivo di far emergere redditi imponibili, il tutto senza incidere negativamente sul bilancio dello Stato.
La perequazione del prelievo su tutte le rendite finanziarie suscita curiosità e dibattito. Quali obiettivi persegue?
Attualmente il Tuir (Testo unico delle imposte sui redditi) prevede che i redditi finanziari siano distinti in due categorie di redditi, da capitale e altri redditi. L’idea è quella di riformare la tassazione delle rendite finanziarie adottando un criterio monetario che rispetti il principio della capacità contributiva. L’obiettivo è, quindi, quello di prevedere un’imposta sostitutiva su tali redditi basata sulla differenza tra componenti positive e negative, con possibilità di riportare a nuovo le minusvalenze negli esercizi successivi e optando per la tassazione sui redditi, esprimendo tale scelta nella dichiarazione o tramite gli intermediari finanziari.
Incide anche l’idea di estendere la cedolare secca a tutti gli immobili. Qual è il rapporto?
Ci vede favorevole l’obiettivo di introdurre una cedola forfetaria per le locazioni commerciali. Il commercio, così come l’artigianato, risentono di un insopportabile carico fiscale sui proprietari che mettono a disposizione gli immobili per lo svolgimento di queste attività essenziali per la crescita del Paese. L’obiettivo è quello di rivitalizzare il mercato degli affitti commerciali, oltre che un aiuto concreto per le imprese e le piccole imprese.