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Pubblicato il 13 luglio 2023 • Aggiornato il 14 luglio 2023 10:05
61 miliardi e 542 milioni. Tra dicembre 2021 e marzo 2023, secondo un’elaborazione Fabi su dati Banca d’Italia, il saldo complessivo dei conti correnti delle famiglie e delle imprese italiane è diminuito di molto, soprattutto per far fronte alla crisi aumento dei prezzi e finanziamento. Mentre l’aumento dei tassi di interesse è attribuibile alla BCE, ilinflazione necessita forse di un approfondimento per essere spiegato, poiché condiziona anche le scelte di politica monetaria della stessa Eurotower.
Soprattutto considerando che, secondo rilevazioni Eurostat fermate a maggio 2023, l’Italia si posiziona con un +8%, ottavo nella classifica dell’inflazione dei 20 paesi dell’Eurozonadietro Estonia, Lettonia, Slovacchia, Lituania, Austria, Croazia e Slovenia e ben al di sopra della media del 6,1%. Quali sono le ragioni?
Perché è importante capire i motivi per cui l’Italia è sul podio dell’inflazione
Nonostante i dati preliminari di giugno abbiano rimescolato i piazzamenti sul podio e fatto tirare un sospiro di sollievo agli azzurrini per calo sostenuto (al 6,7%), la battaglia contro i prezzi elevati non è ancora vinta e, anzi, il target del 2% sembra essere lontano, tanto che la Banca Centrale Europea esita sul numero dei prossimi rialzi dei tassi. Indaga io ragioni per cui l’Italia continua a correre sulla locomotiva dei Paesi che guidano l’inflazione nell’Eurozona può servire a spiegare l’inflazione stessa. Il contesto nazionale può infatti influenzare il tasso e comprende la politica del governo in carica, eventi geopolitici, interventi fiscali e anche condizioni meteorologiche estreme, fattore tristemente noto in Italia.
I fattori che determinano il tasso di inflazione in Italia
Ricordiamo che in Italia il calcolo dell’inflazione è affidato all’Istat (Istituto Nazionale di Statistica) sulla base della variazione mensile dei prezzi di un paniere di beni e servizi che può variare di anno in anno in base alle abitudini di consumo degli italiani.
Per la misurazione dell’inflazione nazionale, l’Istat produce ilIndice NIC (indice dei prezzi al consumo per l’intera comunità), che considera beni e servizi suddivisi in 12 categorie di spesa:
- Cibo e bevande analcoliche
- Tabacco e bevande alcoliche
- Abbigliamento e calzature
- Alloggio, acqua, elettricità e carburante
- Mobili, oggetti e servizi per la casa
- Servizi sanitari e spese sanitarie
- Trasporto
- Comunicazioni
- Spettacoli e cultura
- Istruzione
- Servizi di alloggio e ristorazione
- Altri beni e servizi
Condizioni meteorologiche avverse e rincari delle materie prime
Per quanto riguarda i dati preliminari di giugno 2023, l’Istat ha sottolineato il aumento dei prezzi dei prodotti alimentari non lavorati (+8,8% a +9,6%), a indicare un carrello della spesa salato che continua a costringere l’Italia a dieta. Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che il brutto tempo che ha flagellato l’Emilia-Romagna sta già facendo sentire i suoi effetti sulle materie prime agricole prodotte nella zona e non solo i prodotti grezzi importati dall’estero sono più costosi. Germania, Francia e Cina sono questi i tre Paesi da cui l’Italia importa di più, mentre in testa alla classifica dei principali prodotti importati troviamo prodotti chimici di base, fertilizzanti e composti azotati, materie plastiche e gomma sintetica in forme primarie; petrolio greggio e gas naturale; metalli preziosi e altri metalli non ferrosi; combustibili nucleari.
Aumento dei costi di produzione
Se i prezzi delle materie prime utilizzate nella produzione aumentano in modo significativo, le imprese potrebbero trasferire questi aumenti di costo sui consumatori prezzi più alti.
Per quanto riguarda la costo del lavoroL’Italia, oltre a non prevedere ancora il salario minimo, è “camicia nera” per i salari tra le grandi economie avanzate del pianeta, secondo la fotografia scattata dall’Ocse nell’ultimo rapporto su Employment Outlook 2023, ma questo non significa necessariamente che i dipendenti costino poco per le aziende. Motivo per cui la riforma del lavoro del governo guidato da Meloni ha introdotto l’abbattimento del cavallo di battaglia come cavallo di battaglia cuneo fiscale.
Situazione economica
La crescita economica, l’occupazione e la produttività influenzano l’inflazione. Il fatto che l’economia italiana sia sorprendendo al rialzo le aspettative in termini di crescita Nonostante la produzione industriale è ripartita con il botto potrebbe mettere pressione sui prezzi (la domanda ritorna a prevalere sull’offerta) e contribuiscono a a aumento dell’inflazione.
Politiche fiscali
Persino il politiche fiscali adottate dal governo L’italiano può influenzare l’inflazione. Se il governo spende più di quanto guadagna, può aumentare la domanda di beni e servizi e fare pressione sui prezzi. Inoltre, se il governo fornisce bonus e incentivi, questo potrebbe incidere sulla capacità di spesa delle persone e quindi sull’inflazione.
Effetto base
Alta inflazione su biglietti aerei si potrebbe prendere come esempio per spiegare l’effetto di fondo: la ripresa post-pandemia del turismo ha segnato un vero e proprio boom del settore rispetto agli anni precedenti in cui, di fatto, le persone erano bloccate in lockdown e impossibilitate a viaggiare. Lo stesso vale per il cara spiaggia. Confronta una base molto bassa con a situazione di tiro potrebbe distorcere eccessivamente il tasso di inflazione verso l’alto.
Esportazione più redditizia
L’Italia ha tradizionalmente una bilancia commerciale in attivo, il che significa che è un paese esportatore netto, esportando più beni e servizi di quanti ne importi, soprattutto nei settori della moda e del lusso, del design e dell’arredamento, dei macchinari industriali, delle automobili, dell’enogastronomia, della chimica e prodotti farmaceutici, solo per citarne alcuni. La combinazione dell’euro in trend di rafforzamento dall’ottobre dello scorso anno e di un saldo commerciale positivo nei primi 4 mesi del 2023, con un surplus di 5,8 miliardi di euro, potrebbe significare inflazione “importata” dal canale estero, cioè i beni tradizionalmente destinati all’esportazione vengono venduti a un prezzo più elevato, sostenuti da una maggiore domanda internazionale.