“Come Ministero del Turismo abbiamo già raggiunto tutti gli obiettivi del Pnrr fissati per giugno e dicembre 2023”. Daniela Santanché, ministro del Turismo nel governo Meloni, è chiara e documentata quando si confronta con le categorie professionali del settore, come ha fatto in occasione del recente Meet Forum di Stresa. E, come è nel suo stile, non usa mezzi termini e parla chiaro: «Le competenze sono fondamentali, anche nel turismo, dove la domanda è sempre più esigente e attenta alla qualità dei servizi. Lo sa bene il ministero e lo sanno bene soprattutto gli imprenditori del settore che, insieme alle associazioni di categoria, rappresentano il mondo del fare. Ecco perché mi piace avere a che fare con loro. Anche sul fronte della formazione, assolutamente centrale per aumentare la preparazione, la professionalità e il livello qualitativo dell’offerta turistica. I 21 milioni di euro del Fondo per aumentare il livello professionale nel turismo, ad esempio, vanno proprio in questa direzione».
Ebbene: e cosa farà il governo per il turismo?
Il percorso già intrapreso continuerà. Fin dal programma elettorale e poi a partire dal suo insediamento, il governo Meloni ha individuato nel turismo un settore strategico per il rilancio dell’economia italiana. Ricordo le risorse stanziate in legge di bilancio proprio per il turismo: 200 milioni di euro per il Fondo Montagna, 34 milioni per i piccoli comuni a vocazione turistica, 25 milioni per la sostenibilità nel turismo. Sono queste le prime importanti indicazioni di quanto l’esecutivo intenda sostenere quella che intendiamo fare della prima industria della nazione. E siamo convinti che lavorando con unità di intenti e recuperando l’orgoglio di tutti di essere italiani, si possa riuscire nell’impresa.
Ok, e sul fronte dei soldi?
In un solo mese, dal 20 marzo al 20 aprile, abbiamo bandito interventi per 1 miliardo e 380 milioni, in regime di Ven-Tur, e li abbiamo assegnati tutti. Una grande soddisfazione. L’intenzione è di procedere in questa direzione, apportando ulteriori miglioramenti. Infatti, nei prossimi bandi – nell’ambito di quanto previsto dal nuovo decreto semplificazioni – miglioreremo ulteriormente la fruibilità e la comprensione per gli operatori del settore. Perché se vuoi davvero sostenere il settore, la prima cosa che devi fare è rendere la vita più facile a chi fa impresa.
Quali altri annunci prevedi?
Abbiamo messo a disposizione 200 milioni per gli impianti di risalita, sia per mettere in sicurezza quelli esistenti, sia per costruirne di nuovi, smantellando quelli obsoleti che non garantiscono più la sicurezza e che peraltro abbassano gli standard qualitativi dell’offerta turistica italiana. Ed è un rischio che non possiamo permetterci. Per fortuna Giorgia Meloni ha sempre creduto nel turismo: anche quando abbiamo iniziato a vincere le elezioni regionali, abbiamo prontamente chiesto l’assessore al turismo, proprio per l’importanza che riconosciamo al settore. Quindi, se oggi il mio ministero ha una dotazione finanziaria importante, è anche per questo. Ma dirò di più: si stanno rendendo tutti conto che i fondi dati al turismo non solo vengono spesi, ma vengono spesi bene, quindi sono sicuro che, nel necessario processo di revisione del Pnrr, arriveranno altri soldi per il settore. Non dimentichiamo, inoltre, i Fondi per lo sviluppo e la coesione, che costituiscono un’altra fonte finanziaria di cruciale importanza, che però l’Italia non ha saputo stanziare in modo costruttivo in passato.
Come riuscirai a coordinare la promozione della “destinazione Italia” con le iniziative spontanee e localiste delle Regioni, alle quali il Regolamento Nazionale ora devolve competenze e risorse sul turismo?
Innanzitutto ricordo che Fratelli d’Italia intendono intervenire sul quinto titolo della Costituzione poiché riteniamo che, così com’è strutturata ora, non possa essere utile alla Nazione. Visto che, sulla base di esso, le Regioni hanno oggi molte competenze nel turismo, nel frattempo ho aperto con loro un tavolo permanente, puntando soprattutto sulla promozione. È evidente che un turista straniero non sa dove sia il Piemonte, le Marche, la Sicilia o la Lombardia, così come difficilmente sa dove sia l’Italia. La promozione dei territori regionali ha senso quando ci si rivolge al mercato interno, ma quando ci si rivolge all’estero bisogna necessariamente parlare dell’Italia, del Made in Italy, che rappresenta il terzo brand al mondo. Un mondo dove c’è tanta voglia di Italia, ed è questa voglia che dobbiamo cavalcare. Quindi è la nostra nazione nella sua interezza che abbiamo il dovere di promuovere, con tutte le sue eccellenze e specificità, capitalizzando la fortuna che madre natura ci ha concesso. Il mantra, condiviso con le Regioni, deve essere: impariamo a comunicare l’Italia e il Made in Italy nel mondo.
A proposito di promozione, ministro, è inevitabile tornare alla polemica scoppiata attorno ad “Aperti a Meraviglia”… A mente fredda come commenta?
Ricordando ai detrattori i 256 milioni di visualizzazioni ottenute da questa campagna! Penso che abbiamo semplicemente dato nuova vita al capolavoro di Botticelli. Ma forse qualcuno preferisce i tempi in cui le statue classiche erano coperte per non urtare la sensibilità degli ospiti stranieri. (Nel 2016 alcune statue nude furono coperte in Campidoglio per non mettere in imbarazzo il presidente iraniano Rouhani in vista dell’allora premier Matteo Renzi, ndr). Sì, è stato scandaloso. Quello che abbiamo fatto, invece, è stato utilizzare linguaggi di comunicazione attuali, coerenti con i nostri tempi, che attraggono anche i giovani, soprattutto attraverso i social. Non è una bestemmia proporre Venere come influencer perché credo che dobbiamo essere uomini e donne del nostro tempo. E non dovremmo mai essere ideologici quando si tratta di turismo. Il turismo non è di destra o di sinistra: è un patrimonio di noi italiani, è un’opportunità, è una possibilità di crescita. Non è una questione di colori politici, ma dei colori dei nostri territori. Mi dispiace quindi quando ci si divide su un tema come il turismo politicizzandolo, perché se oggi in Italia ci troviamo ad affrontare il problema dell’occupazione giovanile, ad esempio, una risposta efficace potrebbe arrivare proprio dal turismo. Dove però nessun lavoro verrà mai cancellato dall’intelligenza artificiale, perché il fattore umano è e rimarrà determinante.
Una curiosità: secondo lei i film italiani di successo nel mondo hanno giovato alla causa del nostro turismo? Certo penso alla “Grande Bellezza”, ma non solo…
Credo che quando abbiamo produzioni internazionali che ritraggono l’Italia, queste contribuiscano a rendere i luoghi descritti mete turistiche, aumentandone la visibilità e l’attrattività. In breve, agiscono come un effetto moltiplicatore. Anche i luoghi disabitati da molto tempo godono di questi benefici. Mi viene in mente Craco Vecchia, in provincia di Matera, il cui potenziale turistico è stato rinvigorito anche grazie alle scene di film come Cristo si è fermato a Eboli e La Passione di Cristo che sono state girate tra le sue rovine. Quindi credo che film e fiction siano leve promozionali molto importanti da prendere in seria considerazione. Non per niente abbiamo avviato una collaborazione con Netflix insieme ad Enit.
Come elevare la qualità del turismo in Italia?
Con idee, investimenti e formazione, prima di tutto. Il mondo evolve, la domanda anche, e noi dobbiamo essere in grado di intercettare le tendenze, le trasformazioni e adattarci ad esse. I turisti sono, giustamente, sempre più esigenti, soprattutto dopo le restrizioni e le limitazioni dettate dalla pandemia. È una domanda sempre più specifica, sempre più attenta all’ambiente, alla qualità dei servizi. E più cresce la domanda, anche in termini di aspettative e bisogni, più deve crescere l’offerta. Pensa al glamping, al campeggio di lusso: negli Stati Uniti organizzano parchi tematici con veri vulcani. Bene, abbiamo l’Etna, il vulcano più alto d’Europa. Allora dico agli imprenditori: investiamo nel glamping, perché è una formula che sta decollando, in quanto interpreta il turismo esperienziale che sempre più persone cercano quando vogliono andare in vacanza.
Per concludere: qual è il giusto equilibrio tra sviluppo e sostenibilità nel turismo?
Cosa significa sostenibilità? Significa molte cose. Innanzitutto la sostenibilità economica, cioè la possibilità di crescita, ma di crescita responsabile. Quindi di sostenibilità sociale. Pensiamo a volte a quanto sia insostenibile il turismo in quei Comuni con poche centinaia di abitanti e servizi pubblici limitati che poi, durante la stagione turistica, si trovano invasi dai visitatori, subendo nefaste ripercussioni in quanto non adeguatamente attrezzati per far fronte a un tale aumento di presenze . Sostenibilità qui significa anche gestire queste problematiche, promuovere vantaggi di business e minimizzare le negatività, senza nuocere al benessere dell’ambiente e della collettività. Sviluppo e sostenibilità devono andare di pari passo, formano un connubio inscindibile. Raggiungere un corretto equilibrio significa quindi aumentare i risultati economici e, allo stesso tempo, mettere al centro – e non con parole vuote ma attraverso iniziative concrete – equità, giustizia e inclusività. Diversificare l’offerta turistica destagionalizzandola è la strada giusta da intraprendere, e diverse realtà italiane lo stanno già facendo, ma questo esempio deve essere attuato su tutto il territorio nazionale, tenendo conto delle caratteristiche e delle peculiarità delle diverse comunità locali.