Il Francoforte tirerà dritto ancora un po’ aumenti dei tassi per combattere l’inflazione, anche se sembra che l’era restrittiva possa essere di breve durata. Vediamo nell’analisi quali potrebbero essere le prossime mosse della BCE e gli scenari che potrebbero aprirsi nell’Eurozona.
Le mosse della BCE
Secondo molti esperti, non abbiamo ancora raggiunto l’apice ma l’ascesa di Taxi ufficiali da parte della Banca Centrale Europea volge al termine. La maggior parte degli analisti alla riunione del 15 giugno se ne aspettano un’altra in aumento di 25 punti basementre è previsto uno stop alla riunione del 27 luglio.
Ma questa non è necessariamente la fine del ciclo rialzista. Considerato che le decisioni sui tassi producono effetti sul mercato dopo sei-nove mesi, l’istituto di Francoforte potrebbe prendersi una pausa – probabilmente tutta l’estate – per testare l’impatto delle misure finora adottate. Anche perché, se è vero che per statuto la BCE ha per obiettivo di portare l’inflazione vicino al 2%quindi meno di un terzo rispetto ad oggi, è anche vero che una nuova stretta rischia di aggravare il ciclo economico, avvicinando il Vecchio Continente alla recessione.
Al momento in cui scrivo ilEurozona è appena entrata recessione tecnica (ovvero due trimestri consecutivi con crescita sotto zero). Secondo le stime Eurostat, infatti, il Pil europeo si è contratto tra il 2022 e il 2023: -0,1% nel quarto trimestre dello scorso anno, -0,1% nel primo di quest’anno. Siamo ancora lontani dalla recessione, che inizia quando si registra una variazione tendenziale superiore al -1% su base annua, ma è un primo campanello d’allarme a cui prestare attenzione per non sprofondare in una vera e propria crisi economica .
Scenari futuri
Il primo banco di prova è per la fine del mese, quando il dati sull’inflazione nell’Eurozona.
Poi si capirà se il rimbalzo registrato dai prezzi ad aprile rispetto a marzo sia stato un episodio limitato o se, invece, si sia davvero arrestata la tendenza al ribasso che aveva caratterizzato il semestre precedente. Le ultime stime della BCE sono per ainflazione intorno al 3% a fine anno (5,3% per tutto il 2023), con ritorno al target del 2% intorno alla metà del 2025.
Quanto ai dati italiani, l’inflazione, salita a quasi il 9% nel 2022, scenderà al 6,5% nel 2023 e raggiungerà il 2% nel 2025, secondo le previsioni della Banca d’Italia. Tutto questo nella consapevolezza che siamo caduti in uno scenario in continua evoluzione, entro cui ogni pronostico rischia di avere il fiato corto. Secondo gli analisti di Berenberg, l’inflazione”potrebbe scendere sotto il 3% nel quarto trimestre (di quest’anno, ndr), con volatilità sui dati mensili”, ma a condizione che non ci siano nuove particolari tensioni in campo geopolitico.
Gli impatti su mutui e risparmiatori
quindi, ilestate potrebbe portare il fine delle escursioni a tassi di interesse in Europa.
Una buona cosa per entrambi i mutuatari attuale (a tasso variabile) e future (indistintamente), sia per chi accede a reciproco o finanziamento.
Una frenata che potrebbe farli riaccelerare investimenti aziendali e che potrebbero aiutare l’economia dell’Eurozona, dando nuovo slancio alla crescita attualmente di fatto bloccata (secondo la stima preliminare flash di Eurostat, il Pil dell’Eurozona è cresciuto dello 0,1% nel primo trimestre del 2023).
Il punto di vista di Lagarde
Interessanti a supporto dell’analisi sono le ultime dichiarazioni di Cristina Lagarde.
“Le pressioni inflazionistiche nell’area dell’euro rimangono elevate e non ci sono prove evidenti che l’inflazione sottostante abbia raggiunto il picco. L’inflazione al netto di energia e alimentari è scesa al 5,3% a maggio dal 5,6% di aprile. Gli ultimi dati disponibili suggeriscono che gli indicatori delle pressioni inflazionistiche di fondo rimangono elevati e, sebbene alcuni mostrino segni di moderazione, non vi è alcuna chiara evidenza che l’inflazione di fondo abbia raggiunto il picco. Siamo pienamente impegnati a combattere l’inflazione e siamo determinati a raggiungere il suo tempestivo ritorno al nostro obiettivo a medio termine del 2%. I nostri aumenti dei tassi stanno alimentando fortemente le condizioni di finanziamento delle imprese e delle famiglie, come si può vedere dall’aumento dei tassi sui prestiti e dal calo dei volumi dei prestiti. Allo stesso tempo, cominciano a concretizzarsi tutti gli effetti delle nostre misure di politica monetaria”.