La Banca d’Italia promuove la riforma degli incentivi statali alle imprese, ma chiede un coordinamento della materia, che passa da una riforma del fisco a quella della giustizia. “In conclusione, – scrive Banca d’Italia in una nota – il riordino della disciplina degli incentivi gioca un ruolo importante nello stimolare il cambiamento strutturale di un Paese, ma va inserito nel contesto di riforme incisive sulla sistema di tassazione e sul funzionamento dei mercati e delle pubbliche amministrazioni finalizzate al miglioramento del contesto economico e istituzionale in cui operano le imprese. Occorre pertanto un forte coordinamento con il recente disegno di legge delega del Governo per la riforma fiscale (AC 1038), soprattutto con riferimento ai meccanismi di utilizzo degli incentivi fiscali per le imprese. Inoltre, nonostante gli interventi legislativi in attuazione delle riforme previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, sussistono ancora aree di possibile miglioramento per quanto riguarda, ad esempio, l’efficienza complessiva della giustizia, la disciplina di alcuni settori e la semplificazione della regolazione della attività economica; le misure attuate in passato in questa direzione hanno avuto effetti significativi sulla crescita”.
Quali sono i limiti della riforma
La nota dolente, secondo Palazzo Koch, sta nella sostenibilità. “Da valutare favorevolmente – scrive – è l’inclusione della coesione sociale, economica e territoriale e la valorizzazione dell’imprenditoria femminile tra gli obiettivi generali dell’attività di incentivazione. Assenti, invece, i temi della competitività del tessuto produttivo, sostenibilità ambientale e innovazione tecnologica delle imprese. Un aspetto positivo del disegno di legge è la delega relativa alla razionalizzazione dell’offerta degli incentivi, che prevede il riconoscimento e la messa a sistema delle misure esistenti e la loro concentrazione, al fine di ridurre la sovrapposizione tra le agevolazioni esistenti. Questo è un aspetto cruciale, alla luce dell’estrema frammentazione che caratterizza il sistema di aiuti alle imprese in Italia”. A proposito di frammentazione, la Banca d’Italia chiede anche che la nuova riforma sia vincolante per le Regioni, così da evitare uno dei difetti italiani, che è quello di andare a caso sugli incentivi alle imprese.
Cosa cambia per le imprese
Tra le disposizioni finali del decreto vi sono anche quelle in tema di digitalizzazione, ammodernamento e semplificazione dei procedimenti amministrativi,
prevedendo un obbligo di pubblicità legale su internet di tutti i provvedimenti nonché la creazione di una piattaforma elettronica per la raccolta delle informazioni più rilevanti (“Incentivi.gov.it”). Il disegno di legge prevede anche la sottoscrizione di protocolli tra le pubbliche amministrazioni per il rilascio accelerato delle certificazioni necessarie all’erogazione del contributo.
LEGGI ANCHE: Banca d’Italia, non ci sarà crescita del Pil prima del 2025