La lezione (amara) che ci ha lasciato Corrado Alvaro non è stata vana. “La più grave disperazione che può impossessarsi di una società è il dubbio che vivere rettamente sia inutile” scriveva il grande scrittore calabrese alla fine dei suoi giorni, pensando alla difficoltà di essere onesti, in un Paese dove – allora come oggi – è quasi sempre i furbi che se la cavano meglio.
Ma che l’onestà, nella società italiana di oggi, continui a rimanere un valore – e non solo ideale e immateriale ma abilitante e anzi strategico – lo dimostrano le imprese italiane che, senza avere dubbi sulla sua utilità o meno, chiedono ogni anno il riconoscimento del rating di legalità, ovvero le “stelle” che l’Autorità Anticorruzione, di concerto con la sorella Autorità Anticorruzione, assegna dal 2012 agli imprenditori più meritevoli in termini di trasparenza e rispetto delle regole.
Il monito di Corrado Alvaro e le imprese italiane con il rating di legalità appuntato sul petto sono state ancora una volta protagoniste di “Legalità e Profitto”, il premio che Economy, in collaborazione con Rsm e la società di intermediazione creditizia Nsa, organizza proprio per valorizzare quelle storie imprenditoriali (poco note) che parlano di conformità e bilanci solidi, fedina penale immacolata e redditività. Quelle aziende “oneste e di successo”, infatti, che l’Antitrust certifica con il sigillo del rating di legalità e che Nsa promuove per bilanci in attivo, consentendo a Economy di premiarle con la consegna di una simbolica pergamena nel prestigioso contesto del Senato della Repubblica, che anche nel 2023 non ha fatto mancare il suo patrocinio, accompagnato da un messaggio di apprezzamento del Presidente Ignazio La Russa.
Ad avvalorare la bontà dell’iniziativa e l’alto valore simbolico di “Legalità e Profitto” abbiamo quindi pensato alle figure istituzionali che, con la loro presenza, hanno impreziosito la cerimonia di consegna delle pergamene alle aziende. Primo fra tutti il Presidente di Anac, Giuseppe Busia: «Sappiamo che illegalità e corruzione comportano costi altissimi per la collettività – sono state le sue parole in apertura della cerimonia – ma anche costi per le migliori aziende che investono in qualità e trasparenza e puntano ad essere competitivi in Italia e all’estero e quando incorrono in episodi negativi, finiscono per perdere la loro reputazione che oggi è il bene più prezioso. Per questo – ha aggiunto – bisogna investire sulla legalità, perché porta profitto. Come Autorità Anticorruzione continueremo a lavorare con l’Agcm sul rating di legalità perché così si crea valore ed è quello di cui l’Italia ha bisogno. Premiare chi investe nella legalità è nell’interesse di tutti”. Già, ancor di più in un Paese come il nostro che, ahimè, ancora oggi, nell’indice percettivo di corruzione, rispetto ai 27 Paesi Ue, si colloca al 17° posto, come afferma Anna Iole Savini ha testimoniato con la sua relazione la presidente di Trasparency International Italia, associazione di respiro europeo che da 30 anni collabora con le istituzioni per promuovere strumenti utili a contrastare il fenomeno della corruzione: «La posizione che occupiamo, per la percezione della corruzione, è non lusinghiero – ha sottolineato Savini – e non lo meritiamo, anche perché l’impegno per modelli organizzativi basati su trasparenza e compliance costa molto alle aziende, per questo va dato grande valore al “Rating di legalità” e a questa iniziativa di Economy che vuole darle la giusta visibilità».
Prima di Savini, le motivazioni e le modalità organizzative di questo premio, che rappresenta un unicum nel panorama nazionale, sono state spiegate dal direttore dell’Economia, Sergio Luciano, dal direttore commerciale di Ala-Finanza Facilitata del gruppo Nsa, Giovanni Salemi e dall’amministratore delegato direttore di Rsm Italia, Giuseppe Caroccia. Una doverosa e doverosa premessa che, prima di far sfilare gli imprenditori nel momento clou della premiazione, ha lasciato spazio al consueto dibattito sul tema “La burocrazia come freno alle imprese” che quest’anno si è concentrato sul Codice degli appalti pubblici, appena approvato dal governo. Una questione delicata per i vari risvolti e le conseguenti polemiche sul livello di deburocratizzazione che eliminerebbe i controlli e su cui Economy ha chiamato ad esprimersi direttamente il Procuratore Nazionale Antimafia nella persona del sostituto procuratore Diana De Martino, delegata dal pm Giovanni Melillo. «Il nuovo codice dei contratti pubblici è più chiaro e agile e questo è sicuramente un vantaggio – ha detto De Martino, durante la tavola rotonda condotta dal direttore online di Economia Francesco Condoluci – d’altra parte, però, il numero dei casi di affidamento diretto e, di conseguenza, innalza il livello di rischio. Anche la liberalizzazione del subappalto, seppur prevista dalle procedure comunitarie, genera perplessità, in quanto è proprio il veicolo attraverso il quale l’impresa condizionata dalla mafia entra negli appalti pubblici». Il nuovo Codice conterrebbe però anticorpi efficaci per contrastare il rischio di infiltrazioni: “La digitalizzazione non riguarderà più solo la fase di aggiudicazione ma l’intero ciclo di vita dell’appalto” ha evidenziato il magistrato della Pna che ha poi aggiunto: «la nuova procedura riguarderà consentire maggiore trasparenza e rapidità delle procedure e minori oneri per le imprese nella presentazione dei documenti. L’interoperabilità farà in modo che le informazioni vengano caricate rapidamente e la vita di un dato contratto possa essere rintracciata anche nella fase esecutiva, che è quella più esposta al rischio di influenza mafiosa. Questo dovrebbe facilitare l’individuazione delle distorsioni e consentire all’Anac di effettuare controlli e analisi efficaci”. «I fondi del Pnrr sono destinati alla ripresa e alla crescita dell’Italia, non possiamo rischiare di finire in mano alle mafie – ha commentato Diana De Martino – la sfida è dunque quella di bilanciare due esigenze: rapidità delle procedure e controlli efficaci e pertinenti. Sarà quindi necessario rafforzare le funzioni di controllo e vigilanza”. E anche le banche daranno il loro contributo al consolidamento della legalità come “pilastro fondamentale delle attività economiche” nella fase attuativa del Pnrr: «Con il programma “cambia Pmi” accompagneremo le imprese nel cambiamento, supportandole negli adempimenti burocratici procedure e con condizioni agevolate di accesso al credito» ha assicurato in chiusura Rosalba Benedetto, Direttore Comunicazione, Marketing, Public Affairs & Sustainability di Banca Ifis della tavola rotonda, prima di lasciare la parola per i saluti finali al sindaco di Ercolano e vicepresidente Anci, Ciro Buonajuto.