Sulla questione delle offerte per la cessione della rete da parte di Tim e Vivendi Alessio Butti, sottosegretario all’Innovazione tecnologica e transizione digitale, si è detto tranquillo, ma auspica una rapida soluzione del problema. Che però potrebbe non arrivare alla prossima assemblea del 20 aprile. Alessio Butti, a margine del convegno Obiettivo rinascita 2023. La messa a terra del Pnrr organizzato dal Sole 24 Ore nella sede del Assolombarda a Milano ha dichiarato: “Niente ci preoccupa. È una questione tra privati ed è opportuno che si chiariscano. Non ci resta che sperare che lo facciano in fretta”. In ogni caso le valutazioni dell’esecutivo arriveranno dopo che le parti private avranno raggiunto un accordo. Sempre che lo trovino.
Ancora qualche giorno per sciogliere il nodo Tim Vivendi
Ormai tutti escludono che la soluzione della questione tra Tim e Vivendi arrivi al prossimo incontro, previsto per il 20 aprile, ma solo dopo la decisione sulle offerte per la rete. Al momento Tim le ritiene insufficienti, non ritenendosi nemmeno soddisfatto della decisione della Giunta di portare avanti le proposte di Cdp-Macquarie e Lue, che entro martedì prossimo dovranno comunicare quanto intendono rilanciare. Entrambi gli offerenti stanno lavorando per migliorare le offerte. Cdp dovrebbe riunirsi martedì prossimo per deliberare sulla nuova proposta. Nel frattempo avrebbe chiarito con l’Antitrust Ue il percorso per definire eventuali rimedi in caso di fusione tra la rete Tim e Open Fiber. Nel frattempo, Vivendi lavora per scoraggiare il consiglio. I francesi hanno già espresso il proprio dissenso in una lettera inviata al presidente del gruppo Salvatore Rossi, seguita da una richiesta di chiarimenti da dare prima dell’assemblea, in merito in particolare al lavoro svolto dal comitato per le nomine per la definizione del compenso e gli obiettivi legati al piano di incentivazione del management guidato dall’Amministratore Delegato Pietro Labriola e alle conseguenti delibere consiliari. La pressione sulla Giunta non riguarda il funzionamento della governance ma la vendita della rete. Vivendi ha indicato il valore dello stop a 31 miliardi e ritiene che le offerte di Cdp-Macquarie (18,5 miliardi) e Kkr (20 miliardi) siano troppo basse per procedere con un’asta competitiva. Ora è in attesa di vendere ciò che il cda deciderà martedì prossimo per andare all’attacco e fermare la vendita, spostando la battaglia in assemblea con l’obiettivo di scoraggiare il cda. Per rafforzare la propria posizione, Vivendi farebbe anche leva sulle difficoltà in cui si troverebbe SerCo, società in cui rimarrebbero i servizi, per via dei debiti e del personale che assumerebbe se Tim vendesse la rete sulla base delle offerte in corso. Per i francesi, se il valore della cessione fosse inferiore ai 26 miliardi, l’operazione non sarebbe sostenibile.
Tra banda larga e Pnrr i deficit della rete italiana
In mezzo alla battaglia aziendale c’è poi tutta l’altra partita, che riguarda la rete, su cui oggi è intervenuto lo stesso Butti che ha detto: “Manca la connettività sulla linea fissa. Non voglio assumermi le responsabilità politiche di chi ci ha preceduto. Non esiste un piano industriale per le telecomunicazioni. I grandi manager hanno sbagliato qualcosa, le mappature sono state sbagliate e le gare d’appalto sono state imbarazzantemente sbagliate. Chiudiamo questa pagina e guardiamo al futuro. Occorre rivedere la strategia per la banda ultralarga”. La mancanza di un piano industriale, secondo Butti, deriva dal fatto che “i grandi manager del passato hanno sbagliato i calcoli per far entrare l’FTTH nelle nostre case. I bandi di gara sono stati vergognosamente sbagliati”. In Italia “abbiamo una situazione di connettività fissa pessima, per usare un eufemismo”, accusa Butti, che si dice “terrorizzato” dallo sviluppo delle zone grigie, che sono di competenza del Pnrr, perché “abbiamo già delle carenze nelle zone bianche”. In particolare, il piano delle aree bianche in concessione a Fibra aperta, “Non è nemmeno a metà. Il ritmo delle prove è molto lento”.