I rimborsi spese per i corridori non saranno più tassati. A dirlo è un’interpellanza dell’Agenzia delle Entrate, che risponde alla domanda di un’azienda che si occupa di food delivery, che chiede se siano da considerare i rimborsi spese corrisposti ai rider che consegnano il cibo con mezzi propri reddito da lavoro. La risposta è no. Quindi non verranno più pagate le tasse.
Quando i rimborsi spese sono redditi da lavoro
Secondo la giurisprudenza costituiscono reddito «tutte le somme e i valori che il lavoratore subordinato
percepisce nel periodo d’imposta, a qualsiasi titolo, anche sotto forma di erogazioni
liberali, in relazione al rapporto di lavoro”. In generale, quindi, tutte le somme che il datore di lavoro corrisponde al lavoratore, anche a titolo di rimborso spese, costituiscono per quest’ultimo reddito da lavoro dipendentefatta eccezione per i contributi previdenziali e le liberalità concesse in caso di ferie, se inferiori a 500 euro.
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Quindi perché i rimborsi per i ciclisti non dovrebbero esserlo?
L’azienda precisa nel porre la domanda che la scelta di non fornire un mezzo di trasporto al motociclista, ma di fornirgli un rimborso spese, facendogli utilizzare il proprio mezzo, rappresenta un risparmio per l’azienda stessa. “Sulla base di tali considerazioni – scrive l’Agenzia delle Entrate – si ritiene che nel caso di specie il “rimborso chilometrico”, determinato nei termini sopra illustrati, spettante ai motociclisti che utilizzino il proprio mezzo, anziché quello aziendale, per la svolgimento dell’attività lavorativa, può considerarsi riferibile a spese sostenute nell’esclusivo interesse del datore di lavoro e, pertanto, non è imponibile, ai fini Irpef, come reddito di lavoro dipendente dei beneficiari”. l’esecuzione delle consegne e non per il percorso che il corridore deve seguire per raggiungere il punto di partenza, per farvi ritorno o per spostarsi da e verso la propria abitazione.In particolare, il corridore percepisce un’indennità a titolo di “rimborso chilometrico” per l’esecuzione delle consegne